Un piccolo libro da portarsi dietro, come il temperino e le pasticche per la tosse. Un album di istantanee o poco più, scattate per il desiderio di uscire dalla realtà. Dentro, un universo di relazioni immaginarie ma neanche tanto, narrato come fosse quotidianità. Spose di lupi mannari, badanti vampire, inquilini fantasmi, Parsifal invecchiati; ma anche casalinghe e pensionati al limite, cercatori sospesi in un limbo temporale, dee in relazione con l’umano, fanciulle che scelgono la solitudine dell’eternità, uomini e donne della porta accanto di cui ignoriamo i pensieri e la vita, l’infinito confronto tra maschile e femminile.
E poi qualche parola più libera, svincolata dagli schemi del racconto.
L’atmosfera che domina il libro è quella di un gotico crepuscolare: leggero, surreale e malinconico insieme. E soprattutto un’attenzione e una compartecipazione per quella che è l’avventura della condizione umana. Se volete, potete chiamarlo amore.
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