Parole che servono a dire

Confine di contrabbando
di sentimenti
annegati nel cognac
a stomaco vuoto.
Perduti, saremo
fino a domani
troppo insistenti
per essere nuovi, oppure
avventori passanti.

10.00

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Dettagli del Libro

Pages

94

Publisher

Akkuaria

Language

Italiano

ISBN

978-88-6328-421-8

Released

Agosto 2023

Formato

Cartaceo

Nota sull'autore

Rossana Quattrocchi

Rossana Quattrocchi

nasce a Catania nel 1957 e sin dall’età di sedici anni si interessa di teatro cabaret. Fonda due compagnie e cura i testi degli spettacoli proposti in locali e club cittadini.
Autrice teatrale ha rappresentato alcune sue pieces: “Addebiti vari” Teatro del Colosseo Roma con la regia di Federica di Bella e Teatro Del Canovaccio Catania con la regia di Rita Stivale; “Tutto rotto niente da buttare” Teatro Del Colosseo Roma e TAOARTE ’96 con la regia di Federica Di Bella.
Ha scritto e interpretato il monologo de “L’Ermafrodita” Piccolo Teatro di Catania con la regia di Walter Manfrè. Ha scritto monologhi comici per altri interpreti in rassegne su Canale5 e Mediaset.
Ha scritto monologhi per altri interpreti in rassegne cittadine e nazionali.
Ha curato regie teatrali quali “Peter Pan” Teatro Metropolitan di Catania.
Come attrice, si è esibita con compagnie di cabaret e di teatro dialettale e non: “’A quatela” regia di Salvo Giordano, ha collaborato con la Compagnia degli Instabili.
Ha pubblicato “Agata e la sua Cattedrale” e “Agata e la sua Festa” con il fotografo Francesco Raffaele Sacco, di cui ha curato il testo.
“Parole che servono a dire” è la sua prima raccolta di poesie.

Si può parlare di poesia, senza conoscere la vita del poeta o della poetessa? L’ispirazione dei cantori ha mille / forme, come il volere degli Dei / e la piena bellezza è inesauribile, / l’oceano delle vette è sconfinato canta Holderlin nell’Inno alla Dea dell’Armonia. Come potremmo noi non seguire quel canto di quel poeta, quindi?

Sì, si può e forse si deve scrivere di poesia senza conoscere la vita del poeta. Perché quel che leggiamo è la vita stessa del poeta, non solo i fatti, ancor più la narrazione dei suoi tormenti, delle angosce e dei desideri, è la sua carne fatta parola, il suo intimo sentire che si è trasformato in versi, i suoi istanti in cui di colpo veniamo gettati quando ci avviciniamo a leggerne. Come il ritratto intimista ma non nascosto che fa Alda Merini in Vuoto d’amore con Il nostro trionfo, La Terra Santa e ancor più ne Le parole di Aronne io sono certa che nulla più soffocherà la mia rima, / il silenzio l’ho tenuto chiuso per anni nella gola / come una trappola da sacrificio, / è quindi venuto il momento di cantare / le esequie al passato.

Non abbiamo bisogno di chiavi di lettura né di interpretazioni, è lo stesso fine sentire della poetessa che ci conduce di verso in verso a lasciare che sia la poesia a contar l’emozione.

Occorre affidarsi e non semplicemente leg-gere ma accettare di camminare assieme, sco-prire l’alba, vedere cosa c’è oltre la cima della montagna, facendo placare quel vento che soffia e sbatte, leggere e leggere ancora.

E se ancora ci dovessimo chiedere, alla fine della letture di queste liriche, dove la poetessa sia, non possiamo avere dubbi, Dalla mia parte ci arrivi con l’amore / piccola zattera vaga, senza più remi e vela, / che affonda nell’oceano / e non la vedi più.