L’autore di questo saggio si distingue perché non fa parte della comunità scientifica: non è un climatologo, fisico dell’atmosfera, antropologo o storico della scienza.
È semplicemente un curioso “libero pensatore” e attento osservatore delle mutazioni climatiche intervenute negli ultimi decenni – a partire da quando sua nonna diceva «Non esistono più le quattro stagioni» – che ha inteso raccogliere negli anni articoli pubblicati sul Web che, riaggregati per temi, costituiscono l’ossatura di questo saggio.
Perché il clima non può più essere un tema per soli esperti, atteso che i suoi cambiamenti andranno sempre più a interagire con la vita degli abitanti di questo pianeta.
La rapidità e l’estensione del global warming che conosciamo – cioè quello causato dalle attività antropiche dall’indomani della Rivoluzione Industriale ad oggi – non ha infatti precedenti negli ultimi due millenni di storia della Terra.
A differenza dell’attuale periodo di riscaldamento globale, che ha una portata mondiale, i passati episodi di prolungato aumento o calo delle temperature avvennero soltanto in alcune regioni di Terra, e mai in modo tanto repentino come negli ultimi decenni. Sotto queste asserzioni crolla uno degli argomenti preferiti dai negazionisti del clima: quello che vuole che il global warming attuale non sia che una delle tante e naturali oscillazioni climatiche del nostro pianeta.
Lo psicologo norvegese Espen Stoknes sostiene che:“La più grande barriera per risolvere i cambiamenti climatici ha uno spessore di circa sei pollici: lo spazio tra le nostre orecchie”.