Caporlingua, l’eroe del Letimbro

La biografia che abbiamo voluto dedicare ad uno dei tantissimi figli di Sicilia caduti eroicamente durante la Grande Guerra ebbe inizio a Modica Alta, città millenaria luogo ricco di storia, incastonato sulle pendici delle alture Iblee.

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Dettagli del Libro

Pages

111

Publisher

Akkuaria

Language

Italiano

ISBN

978-88-6328-425-6

Released

Agosto 2023

Formato

Cartaceo

Nota sull'autore

Gerardo Severino

Gerardo Severino

Il Dottor Gerardo Severino, Colonnello in Ausiliaria della Guardia di Finanza è nato a Castellabate (Salerno) il 26 ottobre del 1961. Arruolato nel Corpo il 1° ottobre del 1981, vi ha percorso una brillante carriera operativa che, fra l’altro, lo ha visto impegnato anche presso il Tribunale di Palermo alle dirette dipendenze del compianto Giudice Giovanni Falcone. Promosso ufficiale per meriti eccezionali nel 2003, dopo aver prestato lungamente servizio presso il Gruppo d’Investigazione sulla Criminalità Organizzata (GICO) di Roma, è stato posto alla direzione del Museo Storico del Corpo, nonché a capo di due Sezioni dell’Ufficio Storico del Comando Generale della Guardia di Finanza, incarico che ha ricoperto sino al 31 dicembre 2022, il primo e sino al 30 giugno del 2014, il secondo. Il Colonnello Severino, membro della S.I.S.M. (“Società Italiana di Storia Militare”) è autore di numerosi libri, saggi ed articoli di storia militare, molti dei quali pubblicati dalle principali riviste italiane ed internazionali. Esperto in storia dell’emigrazione italiana nel mondo, è diplomato in Archivistica presso l’Università degli Studi di Roma La Sapienza. In tale veste è stato per anni responsabile del-l’Archivio Storico della Guardia di Finanza. Per l’eccezionale contributo offerto al panorama culturale italiano, soprattutto nell’ambito del servizio svolto presso il Museo della Guardia di Finanza sin dal 1994, nel febbraio 2000 è stato insignito dal Presidente della Repubblica Carlo Azelio Ciampi della Medaglia d’Argento dei Benemeriti della Scuola della Cultura e dell’Arte, su proposta del Ministro per i Beni e le Attività Culturali e dal Presidente Giorgio Napolitano dell’onorificenza di Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, il 27 dicembre 2013. Per gli stessi motivi gli sono state conferite, da alcuni Stati Esteri, altre prestigiose onorificenze. Nell’aprile 2010 ha ricevuto il “Premio Internazionale Joe Petrosino”, destinato a ricompensare chi, fra gli esponenti delle Forze dell’Ordine, della Magistratura, delle Istituzioni o dell’Associazionismo sociale si sia distinto nella lotta alla mafia ed alla criminalità organizzata. Già “Premio alla Cultura” concessogli dal Comune di Castellabate il 9 gennaio 2006 è stato insignito anche del premio “Giglio d’Oro”, rilasciatogli dalla medesima Amministrazione, a lui riconoscente per aver firmato le proposte di conferimento al Gonfalone comunale della Medaglia d’Oro di 1^ classe della Croce Rossa Italiana e quella di Bronzo al Merito Civile. Il Colonnello Severino ha ricoperto anche l’incarico di Direttore del “Nucleo di Ricerca” al quale il Comandante Generale della Guardia di Finanza aveva affidato il compito di ricostruire le azioni umanitarie delle quali si resero protagonisti i Finanzieri in favore dei profughi ebrei e dei perseguitati dal nazi-fascismo dopo l’8 settembre 1943. Nel corso del 2014 è nominato Consulente Storico nell’ambito della causa di beatificazione di Don Giuseppe Gabana, già Cappellano Militare della Legione Guardia di Finanza di Trieste. Nel 2015, in omaggio ai suoi studi, ricerche e pubblicazioni tematiche dedicate alla Resistenza, gli è stato attribuito il prestigioso premio nazionale “Renato Benedetto Fabrizi” da parte dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia. È Cittadino Onorario, fra gli altri, anche dei comuni sardi di Bosa, Chiaramonti e San Nicolò Gerrei, nonché di Clivio, in provincia di Varese. Il 15 novembre 2019 gli è stata conferita la Laurea Magistrale Honoris Causa in Scienze e Tecniche della Comunicazione, da parte dell’Università degli Studi dell’Insubria, di Varese. Da ultimo, nel febbraio del 2021 ha ricevuto il premio speciale “Provincia di Sassari” nell’ambito del “Premio Nazionale di Letteratura Sarda Città di Ozieri”.

Vincenzo Grienti

Giornalista dal 1997. Lavora a Roma come caposervizio al desk del telegiornale di Tv2000. Esperto in comunicazioni sociali e digital editor, già autore per RaiUno e collaboratore della pagina culturale del quotidiano Avvenire.
Ha scritto articoli e saggi per numerosi giornali, riviste nazionali e internazionali.
Tra le sue pubblicazioni di storia Giorgio La Pira. Profeta di pace tra i figli di Abramo (Rogate, 2004); Cefalonia Controluce (Seneca, 2006), Cefalonia 1943. Nel baule della storia (GB Editoria, 2013), Operazione Solidarnosc. Dalla guerra fredda al nuovo ordine mondiale (Sciascia, 2014); Navi al fronte. La Marina Italiana e la Grande Guerra (Mattioli, 2015); Un’isola in trincea. La Grande Guerra dei siciliani (GB Editoria, 2018) presentato a Catania in occasione del cente-nario della Grande Guerra e promosso dal Centro Documentale dell’Esercito Italiano e dal Dipartimento di Storia Contem-poranea dell’Università di Catania; A scuola sul mare. Le navi asilo nella Grande Guerra (SMD, 2019) con il Capitano di Fregata Leonardo Merlini; Uno sbirro in fiamme gialle. Storia e indagini del maresciallo Baudanza (Vertigo Edizioni, 2020) con il Maggiore della Guardia di Finanza Gerardo Severino, con la prefazione di Maria Falcone.
È tra gli autori del volume Il “No” al lavoro li ha resi liberi. I 360 di Colonia (MediaScape, 2016); di Obiettivo Grande Guerra. Gli scatti della Regia Marina sul fronte navale, aereo e terrestre (USMM, 2018) e di Grande Guerra. Un racconto in cento immagini (SMD, 2018).
Per la televisione è stato consulente per le ricerche d’archivio del documentario Noto e Butembo-Beni. 20 anni di gemellaggio (2010); Noi ribelli per amore (2017) e ha curato il documentario IMI. I 600mila che dissero “no” (2018) con Cesare Davide Cavoni, trasmesso su Tv2000.
Con il reportage Una notte a salvare clandestini trasmesso su RaiUno nel 2006 è stato finalista della XII Edizione del Premio “Ilaria Alpi”.
Sempre nel 2006 gli è stato assegnato il Premio giornalistico nazionale Più a Sud di Tunisi per la sezione “Storia e Cultura”.
La sua città natale, Modica, gli ha assegnato il Premio alla Modicanità.
È inoltre membro della Società Italiana di Storia Militare e del Comitato Scientifico della Scuola all’impegno sociale e politico “G. La Pira” della Diocesi di Noto.
Dal 2001 al 2011 ha lavorato presso l’Ufficio Nazionale per le comunicazioni sociali della Conferenza Episcopale Italiana occupandosi dei rapporti con i giornalisti; dal 2011 al 2017 è stato responsabile web e social di Tv2000 e inBlu Radio; dal 2017 al 2019 ha collaborato ancora con l’Ufficio Nazionale per le comunicazioni sociali della CEI come coordinatore del portale d’informazione CEInews.it.
Laurea in scienze politiche e delle relazioni internazionali, da oltre venti anni cura ricerche, studi e progetti sul rapporto tra giornalismo, storia e nuovi media.
Dal 2012 ad oggi ha pubblicato oltre cento WebDoc e dal 2014 coordina il blog-laboratorio a partecipazione collaborativa www.giornidistoria.net.

Nel corso della Grande Guerra l’allora Regia Guardia di finanza, Corpo combattente alla stregua delle altre Armi, Corpi e Specialità sia del Regio Esercito che della Regia Marina, subì notevolissime perdite. Accanto alle migliaia di vittime di quella tragica ecatombe mondiale ci furono anche tanti eroi con le Fiamme Gialle, molti dei quali dimenticati. Altri, invece, ricevettero “alla memoria” soltanto modeste medaglie di bronzo, alcuni – non tanti purtroppo – qualche medaglia d’argento, mentre altri, infine, solo qualche modesto encomio solenne.

Eppure, se si avesse la possibilità e il desiderio di leggerne le relative motivazioni, si noterebbe come le stesse trattino di azioni eroiche di elevato spessore, culminate per l’appunto con la morte del protagonista, azioni per le quali ad altri fortunati appartenenti al Regio Esercito e alla Regia Marina, per non parlare dell’Arma dei Carabinieri reali, avrebbero fatto seguito pompose medaglie d’oro, come del resto è facile verificare, sfogliando i vari Albi d’Oro.

Di questa gravissima sperequazione fu, purtroppo vittima anche il finanziere richiamato Salvatore Caporlingua, un ventisettenne nativo di Modica, il quale, non solo difese fino all’estremo sacrificio il piroscafo sul quale era imbarcato, colpito durante il viaggio verso Siracusa, scendendone per ultimo, ma fu addirittura “sacrificato” al proprio destino, essendosi visto rifiutare il soccorso in mare, come meglio approfondiremo nelle pagine che seguono.

Non solo, ma la modestissima medaglia di bronzo al valor militare gli verrà conferita non nell’immediatezza dell’atto eroico di cui egli si era reso protagonista, come invece avven-ne per altri protagonisti, bensì nove anni dopo, al termine di una estenuante battaglia, condotta democraticamente e a mezzo stampa dal suo adorato fratello maggiore, Giuseppe, capitano del Regio Esercito in riserva.

A parte la Guardia di Finanza, che nel secondo dopo-guerra gli intitolò la caserma di Marina di Ragusa, allora sede di un Comando di Brigata del Corpo, sia la città di Modica che la provincia di Siracusa, dapprima e di Ragusa, dopo il 1927, non lo onorarono come, invece, egli meritava, intitolandogli una piazza o una semplice viuzza.

Queste libro ha la pretesa di far conoscere, soprattutto alla città di Modica, chi è stato veramente Salvatore Caporlingua: un uomo coraggioso a 360 gradi, un valoroso che aveva dimostrato la sua determinazione già durante i pochi anni trascorsi in Finanza prima del congedo, ma anche un uomo amante della vita e dello studio, con tante prospettive future.

Salvatore Caporlingua, una volta richiamato in servizio, con l’entrata in guerra dell’Italia, seppe essere un soldato fra i soldati, un combattente leale e puro: un generoso siciliano che accettò di sacrificare la propria esistenza in un momento particolarmente grave per il suo Paese, lottando, quindi, sino alla fine pur di difendere centinaia di inermi cittadini colpiti da un nemico crudele, che non aveva esitato a far fuoco contro un modesto piroscafo postale, pur di vendicare l’onta subita.

Le sue gesta, così come la sua orrenda fine, essendo stato dato scientemente in pasto ai pescecani, facciano riflettere tutti i lettori, così come negli amministratori locali inneschi il desiderio di ricordarlo ufficialmente, anche se a distanza di 105 anni dal suo dimenticato sacrificio.