Ho già riflettuto sul tema. Ci ritorno. Ci ritorno per riflettere se l'intellettuale deve reagire di fronte alla violenza operata dal mondo esterno, o, invece, rimanere nella sua torre d'avorio. Non ha senso, oggi, rimanere trincerati nella torre d'avorio. Uno scrittore lontano dal mondo della tragedia, farebbe solo un'operazione cerebrale; produrrebbe un sogno. Sognerebbe un paradiso o un inferno; storie, comunque, con personaggi fittizi, senza il phatos di chi vive fronteggiando la cruda quotidianietà. Chi è l'intellettuale? È colui il quale, al di là di mode e miti transeunti, deve produrre, per lasciare eredità alla storia futura. Deve essere, oltre...