Lo chiamavano Pasqualino Settebellezze

Nel salotto di don Carmelo, i picciotti lo stavano aspettando per fargli il resoconto di ciò che avevano visto e udito. Quel giorno il boss era di malumore, per l’arrivo anticipato dei suoi uomini, non se li aspettava così presto. Alla televisione stavano trasmettendo un film, di conseguenza dovette perdersi il finale.
«Spero per voi che dobbiate dirmi qualcosa di importante».
«Vossia ci perdoni è tornato suo cugino Pasqualino».
«E per questo mi disturbate? Mi auguro che abbia messo la testa a posto; ditemi, com’è la sua fidanzata, è carina?»

12.00

Aggiungi alla lista dei desideri
Aggiungi alla lista dei desideri
SKU: N/A Categories: , Tag:

Dettagli del Libro

Pages

204

Publisher

Akkuaria

Language

Italiano

ISBN

978-88-6328-429-4

Released

Dicembre 2023

Formato

Cartaceo

Nota sull'autore

Sebastiano Pappalardo

Sebastiano Pappalardo

Nato a Santa Venerina(CT) il 28 dicembre del 1967,all’età di quasi 3 anni subì un grave incidente stradale precisamente il 21 agosto del 1970 dove rimase per 8 giorni in stato comatoso, dopo di che dovette nuovamente imparare a parlare e camminare.
Nel 1981,acquisi la licenza media inferiore ma poi dovette abbandonare gli studi per motivi di apprendimento causatogli dall’incidente avuto in passato, il quale gli causò sin da piccolo, una perdita di memoria a breve termine. Nel 1988 ottenne la patente di guida di categoria C, di conseguenza iniziò per un breve periodo a lavorare come autista di autocarro. Nell’anno 1996 subì un intervento neurologico a livello lombare dove lo portò a non poter più svolgere attività lavorative. Quindi si dedicò come hobby alla realizzazione di oggetti con riciclo in lattina come Camion, bici, aerei ecc. Nel 2019 durante la pandemia incominciò a mettere in pratica la sua immaginazione, scrivendo questo manoscritto, ovvero L’amore è bello anche se diverso.

Il romanzo è ambientato negli anni Settanta, nella splendida cornice di Zafferana Etnea, un Comune della provincia di Catania, situato alle falde dell’Etna. Una città che soffre a causa dei continui terremoti ed è spesso soffocata dalle ceneri dell’Etna. I suoi abitanti affrontano e lottano con coraggio contro queste calamità naturali.
Nel testo c’è un uso abbondante di termini arcaici, come per esempio il modo di salutare porgendo un “Ossabbinirica” che è la storpiatura di “Vossia sabbenerica”, cioè una formula di saluto diffusa della lingua siciliana. Di solito è rivolta a persone anziane o aventi una certa autorità. Il significato del sostantivo è “Che Dio ti benedica” (Ca lu Signuri t’abbinidici).
Vossia” invece significa “vossignoria”, forma sincopata di “vostra signoria”, usata come titolo di onore e di rispetto. Dare del “vossia” negli anni passati veniva utilizzato come forma di rispetto nei confronti delle persone anziane.
Gli abitanti delle zone pedemontane tutt’oggi usano anticipare il nome dei loro cittadini aggiungendo “don …” al maschile e “donna …” al femminile.
In origine era la forma tronca dell’antico “donno”, derivato dal latino dominus, signore. Si usava come appellativo d’onore per ecclesiastici e laici come principi, duchi, cadetti e nobili.
Nel meridione il “Don” è un titolo per persone degne di rispetto e molto sagge, è usato per dimostrare reverenza agli anziani; fra costoro, in certi ambienti, rientrano anche i capi mafia.
Altra nota degna di essere rimarcata è il modo di riconoscere i singoli abitanti tramite la loro ‘ngiuria, detto anche “pecco” o “nomignolo” che, una volta affibbiato, si cuce addosso alla persona ed è anche destinato a essere tramandato.
Secondo la tradizione siciliana, si affibbia un nomignolo sulla base di un difetto fisico o psicologico.
Le ‘ngiurie hanno la finalità di accentuare, delineare e sfumare il profilo di una persona e si sostituiscono al cognome e sono una delle espressioni più interessanti delle tradizioni del popolo siciliano.