Nel corso della Grande Guerra l’allora Regia Guardia di finanza, Corpo combattente alla stregua delle altre Armi, Corpi e Specialità sia del Regio Esercito che della Regia Marina, subì notevolissime perdite. Accanto alle migliaia di vittime di quella tragica ecatombe mondiale ci furono anche tanti eroi con le Fiamme Gialle, molti dei quali dimenticati. Altri, invece, ricevettero “alla memoria” soltanto modeste medaglie di bronzo, alcuni – non tanti purtroppo – qualche medaglia d’argento, mentre altri, infine, solo qualche modesto encomio solenne.
Eppure, se si avesse la possibilità e il desiderio di leggerne le relative motivazioni, si noterebbe come le stesse trattino di azioni eroiche di elevato spessore, culminate per l’appunto con la morte del protagonista, azioni per le quali ad altri fortunati appartenenti al Regio Esercito e alla Regia Marina, per non parlare dell’Arma dei Carabinieri reali, avrebbero fatto seguito pompose medaglie d’oro, come del resto è facile verificare, sfogliando i vari Albi d’Oro.
Di questa gravissima sperequazione fu, purtroppo vittima anche il finanziere richiamato Salvatore Caporlingua, un ventisettenne nativo di Modica, il quale, non solo difese fino all’estremo sacrificio il piroscafo sul quale era imbarcato, colpito durante il viaggio verso Siracusa, scendendone per ultimo, ma fu addirittura “sacrificato” al proprio destino, essendosi visto rifiutare il soccorso in mare, come meglio approfondiremo nelle pagine che seguono.
Non solo, ma la modestissima medaglia di bronzo al valor militare gli verrà conferita non nell’immediatezza dell’atto eroico di cui egli si era reso protagonista, come invece avven-ne per altri protagonisti, bensì nove anni dopo, al termine di una estenuante battaglia, condotta democraticamente e a mezzo stampa dal suo adorato fratello maggiore, Giuseppe, capitano del Regio Esercito in riserva.
A parte la Guardia di Finanza, che nel secondo dopo-guerra gli intitolò la caserma di Marina di Ragusa, allora sede di un Comando di Brigata del Corpo, sia la città di Modica che la provincia di Siracusa, dapprima e di Ragusa, dopo il 1927, non lo onorarono come, invece, egli meritava, intitolandogli una piazza o una semplice viuzza.
Queste libro ha la pretesa di far conoscere, soprattutto alla città di Modica, chi è stato veramente Salvatore Caporlingua: un uomo coraggioso a 360 gradi, un valoroso che aveva dimostrato la sua determinazione già durante i pochi anni trascorsi in Finanza prima del congedo, ma anche un uomo amante della vita e dello studio, con tante prospettive future.
Salvatore Caporlingua, una volta richiamato in servizio, con l’entrata in guerra dell’Italia, seppe essere un soldato fra i soldati, un combattente leale e puro: un generoso siciliano che accettò di sacrificare la propria esistenza in un momento particolarmente grave per il suo Paese, lottando, quindi, sino alla fine pur di difendere centinaia di inermi cittadini colpiti da un nemico crudele, che non aveva esitato a far fuoco contro un modesto piroscafo postale, pur di vendicare l’onta subita.
Le sue gesta, così come la sua orrenda fine, essendo stato dato scientemente in pasto ai pescecani, facciano riflettere tutti i lettori, così come negli amministratori locali inneschi il desiderio di ricordarlo ufficialmente, anche se a distanza di 105 anni dal suo dimenticato sacrificio.