Niente è come sembra in questo lavoro intenso e colmo d’ironia che è Paradossi dell’esistenza. Racconti d’infiniti punti di vista di Laura Rapicavoli (pp121, Ed Akkuaria, €12). Dapprincipio l’autrice catanese passa al setaccio d’un microscopio a scansione elettronica fatti veri, poi, da brava attrice di teatro quale è, apre il sipario su codesto libro. In punta di penna, mette infine in scena nove raffinati scritti che rappresentano l’estasi e il tormento delle attese quotidiane. Delicate le tematiche delle vicende emozionali trattate da differenti angoli di osservazione: l’alienazione, il narcisismo, la solitudine, le nevrosi, la vanità, il precariato, l’omosessualità. “Il bianco, il nero” ,”Omar”, “Blu indaco”, “Un tè al bergamotto”, ”Amante”, “Una risposta”, “Prospettive”, “Verde mare infinito” e ”Una decisione” sono gli infiniti punti di vista raffigurati nell’album di fotografie che è codesto stuzzicante volumetto di racconti.
Mentre scrive e narra, la Rapicavoli gioca con la percezione dei fatti ed esalta il suo estro creativo-artistico; riadatta semplici accadimenti giornalieri e spazza via le banalità che si portano addosso. Non sta parlando di quello che ti lascia credere, ti prende per mano e ti porta dove vuole senza, per questo, disattendere il patto col lettore. Sovverte così gli schemi e butta giù un testo che si legge anche a occhi chiusi. Sprazzi di quotidianità, racconti figurativi, bizzarre illusioni e realtà parallele insieme confluiscono nell’intrigante gioco del “dico e non dico” e del “vedo ma non vedo”.
Orbene, impreziosito da aderenti similitudini e metafore luminose ecco il teatro che scrive, una nuova dimensione artistica che svela inquietudini visionarie e stravaganti scombussolamenti.
image «Ritengo la scrittura – così Laura Rapicavoli – il modo più congeniale per arrivare all’altro, a quello che è il suo sentire. Mi piace descrivere emozioni e vicende che il più delle volte scaturiscono da esperienze altrui. Tutto ciò nasce di getto, sul momento, non è mai prevedibile e a monte non c’è uno studio vero e proprio. Io catturo un’emozione rielaborandola e poi la restituisco in un continuo scambio sentimentale. Per questo mi ritrovo in queste emozioni anche quando non le vivo direttamente. Ogni emozione, benché unica è secondo me soggettiva, ecco perché lascio il finale del racconto a una libera interpretazione. Lo stesso avviene nel teatro, perché quando metto in scena i miei racconti puntualmente si ripete lo stesso effetto. Il pubblico si fa un’idea ma poi fino alla fine non sa quello che succederà in seguito. Rispetto al mio precedente lavoro da cui ho tratto quattro pièce teatrali, non mi sono ancora dedicata alla trasposizione di Paradossi dell’esistenza. Racconti d’infiniti punti di vista forse perché lo ritengo un libro più intimista.
Non c’è un autore particolare a cui m’ispiro in campo teatrale e letterario; nel mio percorso artistico ha influito la lettura di Pirandello che mi ha dato un’impostazione teatrale ma anche i classici e il teatro greco in genere mi hanno da sempre affascinata. Progetti per il futuro? Sto preparando eventi per le scuole con dei progetti didattici insieme al mio collega e amico Giulio Valentini con cui collaboro da tempo e intanto mi preparo per l’estate a una nuova produzione teatrale.»
«Laura Rapicavoli – così Vera Ambra, mamma delle Edizioni Akkuaria – non è solo una scrittrice o una poetessa o una attrice. Laura è prima di tutto un’artista. Si può essere pittori, ballerini, scrittori senza essere artisti: l’artista è altro ed è oltre. L’arte è magia, è dar vita alla fantasia generando quelle emozioni che purtroppo ogni giorno ci dimentichiamo e che le notizie aberranti dei telegiornali hanno spento. Basterebbe concentrarsi sugli occhi di un barbone per acchiappare un attimo di magia, che è ciò che fa Laura nei suoi racconti. L’emozione è quell’attimo che le permette di crearsi un mondo tutto suo e di viverlo compiutamente; sua prerogativa è la brevità narrativa, anche perché certe situazioni se allungate oltremodo perdono. Come un orgasmo che dura appena tre secondi ma se durasse cinque minuti non sarebbe più un piacere ma un’enorme sofferenza.»
Alessandro Russo
Fonte della notizia © Letteratitudine