La storia della Guardia di Finanza – da oltre 240 anni – è talmente intrisa di fatti e avvenimenti che non di rado possono risultare sconosciuti finanche agli stessi appartenenti al Corpo. Si tratta di episodi che, a partire dalle invasioni napoleoniche di fine Settecento e passando per l’epopea risorgimentale, hanno avuto un legame inscindibile con le vicende stesse del Paese, a cui i Finanzieri dei vari Stati preunitari non mancarono di offrire da protagonisti il proprio generoso contributo.
Ma la storia, come tutti noi sappiamo, è fatta di uomini: Fiamme Gialle e non, di ogni ordine e grado che con il loro contributo, sia umano che professionale, hanno accresciuto ed esaltato il prestigio del Corpo, sia in pace che in guerra.
Ebbene, l ’odierna Guardia di Finanza deve molto a questi uomini che non sempre hanno indossato le Fiamme Gialle ma che del Corpo sono stati grandi estimatori e propugnatori di encomiabili iniziative e progetti di riforma.
Mi riferisco, in particolare, ai Ministri delle Finanze Quintino Sella e Marco Minghetti, ma anche ad illuminati Direttori Generali delle Gabelle, come il Commendatore Giuseppe Cappellari della Colomba, che diede inizio all’avventura post-unitaria del Corpo all’indomani della riforma del 1862: ovvero eccelsi Comandanti Generali come il Generale di Corpo d’Armata Tulio Masi il quale, pur appartenendo al Regio Esercito, si può ben ritenere uno dei padri fondatori della moderna Guardia di Finanza.
Notevole è stato poi il contributo di pensiero e di azione profuso da centinaia di Finanzieri appartenenti a tutte le categorie, i quali hanno indossato le Fiamme Gialle con grandissimo orgoglio ed hanno agito esclusivamente per il bene del Corpo e del Paese.
Persone che con il proprio valore, il proprio spirito di sacrificio, finanche versando generosamente il sangue nei diversi fronti di guerra, hanno sempre saputo affermare con forza le qualità umane e professionali delle Fiamme Gialle d’Italia.
Dagli Eroi del nostro Risorgimento a quelli delle Guerre Mondiali e della Resistenza, dagli abili uomini di mare – che sin dal lontano 1816 hanno difeso silenziosamente le nostre acque – ai pionieri dell’’aviazione del Corpo, dagli straordinari investigatori delle prime Squadre Speciali di Polizia Finanziaria ai membri più autorevoli della Polizia Tributaria Investigativa, tali e tante sarebbero le Fiamme Gialle a cui indirizzare un ricordo, ma soprattutto un’attestazione di vivissima riconoscenza.
Ed è proprio il doveroso e grato ricordo di questi Finanzieri che da sempre anima l’attività editoriale del nostro Museo Storico.
Nelle numerose opere pubblicate, non sono mai mancati i riferimenti a tali avvenimenti così come, d’altro canto, molteplici sono state le opere dedicate ai singoli Eroi che hanno indossato le Fiamme Gialle: da quelli Risorgimentali ai caduti in Alto Adige durante gli anni del terrorismo, per non dimenticare quanti si sono immolati per combattere il contrabbando.
Fra questi uomini meritava particolare menzione la fulgida figura del Generale di Corpo d’Armata Salvatore La Ferla, il quale, come ricorda il titolo della presente opera, fu il primo Finanziere ad indossare il grado militare apicale.
Questo importante evento avvenne esattamente oltre cento anni fa, nel settembre del 1917, in piena “Grande Guerra”.
Tuttavia, il Generale La Ferla non viene oggi ricordato solo per essere stato il primo Ufficiale delle Fiamme Gialle ad aver conseguito il grado vertice, ma soprattutto per aver saputo accrescere l’immagine ed il prestigio della nostra Istituzione, facendo raggiungere al Corpo mete sempre più alte: l’autonomia del 1906, la militarizzazione del 1907 ed ulteriori riforme ammini-strative e ordinative che di lì a qualche anno avrebbero cambiato radicalmente la fisionomia della Regia Guardia di Finanza.
Senza voler anticipare i contenuti del libro, ricordo solo che l’allora Ispettore Salvatore La Ferla – sul finire dell’Ottocento – fece parte dell’importante “Comitato del Corpo”, un organismo collegiale sorto nel 1891 e presieduto da un Generale del Regio Esercito grazie al quale si giunse alla riforma ordinativa del 1906, istitutiva del Comando Generale.
Fu poi Comandante in Seconda ed, infine, primo ed unico Comandante Generale nel periodo in cui il Comando della Regia Guardia di Finanza fu scisso in due tronconi: l’“Ispettorato Generale”, retto da un Generale del Regio Esercito, ed il Comando Generale, retto da un Generale proveniente dalle Fiamme Gialle.
Ma l’affascinante vicenda umana del Generale La Ferla non fu limitata solo ai citati importanti eventi ordinamentali.
Indubbi furono il merito ed il valore palesati durante i fatti più tragici della nostra storia: dal terremoto di Messina a quello di Avezzano, dalla guerra italo-turca sino alla “Grande Guerra”, allorquando, da Colonnello, resse le redini dell’intera Istituzione sostituendo il Comandante Generale, in quel periodo impegnato al fronte.
Il Maggiore Gerardo Severino, a cui va la nostra più sincera gratitudine, restituisce alla memoria un personaggio di grande levatura morale, un uomo d’altri tempi che rimase profondamente legato alle Fiamme Gialle anche dopo il congedo.
Dopo aver speso la sua intera esistenza per il solo bene del Corpo, Salvatore La Ferla morì giovane e, come ricorda l’autore, la sua ultima dimora al Verano fu eretta grazie alla magnanimità dei Finanzieri in servizio ed in congedo che tanto aveva amato.
Un’opera, quindi, che ripercorre la biografia di uno dei “padri” della Guardia di Finanza, caratterizzandola con spunti inediti, soprattutto riguardo al passato giovanile e alle prime esperienze professionali nell’Amministrazione Finanziaria di questo grande Uomo del Sud.
“Affidando” idealmente alla Storia il Generale Salvatore La Ferla, auguro a tutti buona lettura!
Roma, 21 giugno 2018
Generale C.A. Giorgio Toschi
Comandante Generale della Guardia di Finanza
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