Ivana Marija, interprete eccellente dell’arte della musica, quindi della più nobile espressione del bello, cerca e desidera trovare anche negli uomini quella semplicità, grazia, genuinità che possiedono questi amici animali presenti in questa opera, ossia i gatti.
Privi di falsità, cattive intenzioni, ma disposti al-l’armoniosa convivenza, arricchiscono la vita di chi sa comprendere ed amare. Come in tante altre realtà, il solco che divide il bene dal male, il bello dal brutto, si fa sempre più profondo, mentre basterebbe guardare con gli occhi dell’amore ogni creatura per riempire il vuoto che l’uomo si crea da solo rifiutando l’armonia dell’insieme che c’è potenzialmente offerta.
Nelle passate civiltà gli animali, gatti in particolare, erano considerati sacri in Egitto, in Cina, mentre i greci li consideravano dei veri e propri filosofi silenti e difficilmente si privavano della loro compagnia.
Ivana Marija offre la propria esperienza come una “guida” per farci scoprire l’importanza e la bellezza di un rapporto con gli amici a quattro zampette che riescono lasciare nei suoi ricordi indelebili ricchezze ricevute, ma anche il dolore e sgomento profondo davanti all’uomo, che diverso da lei, non comprende e persino prova invidia per queste creature che sanno donare tanta splendida devozione, divertimento e diversità caratteriale, uccidendole.
È un invito il suo, ma anche una protesta, affinché chi non ha la capacità di riconoscere che ciascun essere vivente ha un ruolo preciso sulla terra ed il diritto alla vita dignitosa, ne diventi consapevole.
Non mi meraviglierebbe che un giorno troveremmo uno spartito scritto da Ivana Marija dedicato ai suoi amati gattini e a tutti quelli che non hanno avuto un padrone degno di possederli, e fare un concerto per richiamare l’attenzione della gente sui doni che potrebbero ricevere da queste nobili e tenere creature.
Silvia Cikron Corbellini
scrittrice e poetessa
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