…”Perché l’amore mi si offrì e io mi ritrassi dal suo inganno; il dolore bussò alla mia porta e io ebbi paura; l’ambizione mi chiamò ma io temetti gli imprevisti!”…
Chi meglio dei versi dell’indimenticabile Edgar Lee Masters, che ha affascinato più di una generazione, potrebbe introdurci alla Poesia?
Cos’è dunque la poesia? Chi è il poeta?…
Il poeta è un creatore di parole, un giocatore “linguistico” che sussurra discreto, un esteta, che ricerca pienezza, sensualità, appagamento nel verso…così in D’Annunzio nelle Stirpi Canore:
“I miei carmi son parole delle foreste… tremule come le fronde del pioppo…tenui come i teli che fra due steli tesse il ragno”
Così in una sorta di manifesto dell’estetismo artistico, egli celebra la poesia come creazione di bellezza, di libertà di forme, compiacendosi della raffinatezza del suo sentire, al di là di ogni morale talora, in antitesi ad un mondo di miseria, sia morale che materiale.
Il poeta è anche un cantore dei sogni e delle emozioni, dell’insofferenza e delle amarezze, della natura e della morte, dell’impermanenza e dell’infinito della malinconia e dell’amore…
“L’amore è na cosa che odora di rosa…”
E qui la parola del grande Eduardo si fa allusiva, svettante e invita a scoprire quell’amore che dà conforto, che consola, un mezzo che consente di raggiungere pace e serenità….ma che dire di
“Quali colombe dal desio chiamate, con l’ali alzate e ferme al dolce nido, vengono per l’aere dal voler portate”, dove la poesia si mimetizza nella pittura in Dante?
La poesia non è mero soliloquio, ma nasce dalla vita vissuta, dal percorso nel contingente e trasforma il presente in chiave di lettura per accedere a quanto c’è di sacro nell’Universo, per sfuggire sì al dolore, ma anche per sublimare la joie de vivre…”la poesia è l’immagine chiara di ciò che nell’esperienza ci è parso oscuro, misterioso” per dirlo con Cesare Pavese, ma anche con John Keats quando scrive “Sian benvenuti la gioia e il dolore…un funerale e le campane a festa..”
Quando nasce però la moderna poesia occidentale?
Con l’amore cortese dei poeti provenzali, nella loro esaltazione della figura femminile attingendo anche all’erotismo dei poeti latini e che trova la sua naturale continuazione nella Scuola Siciliana( è interessante ricordare che i poeti di questo movimento artistico narravano della completa sottomissione resa alla donna!), nello Stilnovo con la centralità dell’amore in una nuova raffinatezza linguistica con Guinizelli, Cavalcanti e Dante stesso? O nel Trecento con Petrarca , considerato il padre della lirica moderna che influenzerà la cultura di tutta Europa?
A questo segue il grosso movimento del Romanticismo, che per certi aspetti eredita la vitalità dell’Illuminismo, in una creazione incessante secondo gli impulsi del sentire, per approdare alla poetica di Giacomo Leopardi, in un profondo ridimensionamento della realtà e dei suoi valori, ridotti a pure illusioni… come “magnanimo animale, non credo io già, ma stolto, quel che nato a perir, dice a goder son fatto…”
Attraverso la poetica di Mallarmè e Baudelaire, in un clima sempre più decadente, che in Italia trova i suoi esponenti in D’Annunzio e Pascoli, pure in accezioni diverse, in un progressivo senso di vuoto, accentuando il valore carico di suggestione della parola fino al Simbolismo, di passa ai dadaisti e futuristi di Tommaso Marinetti, con le istanze di rinnovamento rivoluzionario (1909 dal Manifesto del Futurismo ”…simultaneità tra impressione ed espressione…parole in libertà…”) mentre, nella rittura della struttura poetica tradizionale e nella costruzione di un linguaggio più aderente ai ritmi dell’animo, si colloca l’Ermetismo e infine, nell’influsso della cultura massmediale, la lirica postmoderna.
Oggi che una profonda crisi di valori sta attraversando il pragmatico e razionale Occidente, nessun campo dell’attività dell’uomo viene risparmiata e così per la Poesia; forse, però, la sua sopravvivenza può essere affidata sia al suo potere vivificante, per la possibilità che ognuno ha di specchiarvi il proprio cuore e le proprie ferite, sia alla sua capacità di superare tutte le barriere, in una sapiente alchimia che misceli e concili gli opposti, le diversità, tesa in una catarsi finalizzata all’umanesimo dell’uomo.
Concludo con i versi del grande poeta del Novecento, Ghiannis Ritsos:
“Se la morte c’è è sempre seconda. La libertà è sempre prima”
E’ un canto di liberazione, dal lirismo abbagliante, che ci affida il messaggio di un uomo che ha sperimentato il dolore, affinché non resti un segreto che solo il poeta sa tradurre…messaggio dunque della poesia come empatia, come alternativa alla violenza, come rifugio dell’anima lacerata, contro la sopraffazione, le demagogie, la pochezza dei particolarismi, in una visione profetica che sembra poter plasmare la realtà.
Gabriella Pison