“Le labbra di Fausto, così morbide, avevano acceso in me il desiderio profondo di un bacio e immaginai quale piacere avrei potuto raggiungere azzardando quel gesto. Persa tra i confini della paura, pensai tra me: Sarà meglio che m’innamori un’altra volta. Per adesso ho sonno e non mi va”.
Come diceva il famoso psicanalista Jacques Lacan il desiderio umano è tale in quanto non può essere mai soddisfatto del tutto. Anzi è tale in quanto fa da barriera alla necessità non procrastinabile del godimento. Lo procrastina infatti, non lo annulla, lo rinvia. A cosa? Al discorso amoroso. Il desiderio, possiamo dire, è ciò che fa sì che il godimento possa attendere di diventare discorsivo, di inserirsi nel discorso amoroso.
Insabel, la protagonista del romanzo di Vera Ambra (ed. Akkuaria), rinvia l’incontro con le labbra tanto agognate, alimentando il desiderio suo e del suo “compagno” di narrazione, Fausto. Un incontro casuale tra due anime allo stesso tempo così diverse e affini: lui nella sua timida sfrontatezza, insicuro nel rapporto con le donne, una soggezione che si porta sin da ragazzino dove emerge un rapporto conflittuale con la propria sessualità; lei un po’ schiva e poco avvezza ai discorsi troppo lunghi e complessi, lei da tanto tempo rinchiusa nella sua corazza che la protegge da possibili stravolgimenti provenienti dall’esterno, una donna caparbia e indipendente, di quelle che spesso fanno paura agli uomini perché non devono rendere conto a nessuno delle loro scelte di vita, perché sono controcorrente, e chi va “contro” è sempre una pericolosa mina vagante per coloro che non possono e non vogliono comprendere.
Dall’incontro di due anime così distanti ne nasce un magnifico turbinio di passione e sensualità, un “big bang” fatto di emozioni forti che segnerà definitivamente le loro vite. Non potranno mai dimenticarsi l’uno dell’altro qualunque sia il loro destino, anche se il loro rapporto dovesse finire nulla sarà più come prima. Insabel resterà per Fausto sempre la “prima” donna capace di consacrarlo definitivamente uomo, sicuro, di liberarlo da mostri e paure, e Fausto sarà colui che è riuscito a scardinare quelle mura impenetrabili dell’animo e del cuore di lei.
Le emozioni sono rese travolgenti ed intense dà un’ ottima capacità narrativa dell’autrice che utilizzando un narratore interno, in prima persona per entrambi i protagonisti, fa entrare il lettore direttamente nel cuore e nella mente dei personaggi.
Una tecnica particolare che fa si che il romanzo venga raccontato da due punti di vista diversi, le emozioni sono analizzate sia attraverso gli “occhi” di Fausto sia attraverso quelli di Insabel. Il testo è tutto un fluire di suggestioni e del sentire intimo dei due protagonisti, un flusso di coscienza continuo che sconvolge il lettore, il quale ne resta estasiato e stordito, ne riesce a percepire i dubbi, le paure, le voglie più sfrenate. Lì, come un operatore dietro le telecamere, dentro la stanza di albergo in cui i due “amanti” si incontrano furtivi, come nascosti in un’alcova segreta in un mondo tutto loro dove non esistono altro che i loro corpi sudati e i loro cuori tramortiti.
Il testo diventa esso stesso corpo e materia, trasuda da tutti i “pori” sensualità ed erotismo, Vera Ambra con un linguaggio ricco di riferimenti ai cinque sensi ci spalanca le porte dei loro momenti di intimità.
“Quasi ebbi l’impressione di udire il fruscio del tessuto contro la peluria del suo sesso, e crebbe ancor di più il bisogno disperato di prolungare quella magia, di smarrirmi nel desiderio di scomporre le linee armoniche del suo corpo (…) Il silenzio in quella stanza era fermo, immobile, e il dolce profumo del suo corpo saliva fino alle narici (…) Guardai dentro l’abisso di una rosa. Era nera come un riccio, rossa come un anemone. Una rosa muta. Una rosa pronta a ricevere le mie dita, la mia bocca, il mio sesso racchiuso nell’oscuro silenzio di un mistero mai svelato. Una rosa che nera aprì le labbra narcise, dolci passive, da mangiare”.
I momenti di passione si ripetono e si susseguono all’interno del romanzo intervallati da momenti di riflessione, di scambio e confronto tra i due “fuggiaschi” d’amore. La lontananza, si sa è come il vento sul fuoco, spegne le attrazioni deboli ed innalza alte quelle più intense; la lontananza che però cede anche il passo alla tristezza, alla sofferenza, alla paura di perdersi, la paura di perdere quello che faticosamente e magicamente si è creato.
“Sai, ho pensato a quanto successo e ho riflettuto a lungo. La paura che entrambi abbiamo provato, e che ci ha provocato reazioni avventate, in pratica, è stata la reazione tangibile del rischio di perdere “qualcosa” d’importante. E per questo noi due abbiamo attivato le difese per proteggerla (…) Ed è stato in questa fase tumultuosa che in qualche maniera abbiamo fatto tornare a galla i misfatti del nostro passato e, in men che non si dica, abbiamo attivato le comparazioni, le valutazioni, le differenze. Questo per noi è stato un importante momento di crescita, e crescere vuol, dire staccarsi dalla idee a cui si è rimasti attaccati”.
Il testo analizza i moti dell’anima di una donna e di un uomo, rappresentanti “testa” e “croce” della stessa medaglia, le due parti nascoste del “femminile” e del “maschile” che si trova in ognuno di noi. Insabel e Fausto sono lo Yin e lo Yang.
Lo Yin associato all’energia femminile, ai concetti di oscurità, alla freddezza, al riposo, alla tranquillità, viceversa lo Yang all’energia maschile, alla luce, al calore, all’attività, al movimento.
La teoria Yin-Yang si basa sulla costruzione filosofica di due polarità complementari e come queste due forze interagiscano. Lo Yin e lo Yang sono parti imprescindibili della vita di ognuno di noi, sono le due metà complementari di cui è formata ogni caratteristica fisica e non. Contrari e anche complementari. Siamo esseri completi nella misura in cui riusciamo a far crescere entrambe le parti, il lato destro che corrisponde al maschile ed il lato sinistro che corrisponde al femminile, ossia la parte che ci offre protezione, che ci aiuta a manifestare i nostri bisogni, e quella che ci fa riconoscere ed accettare le nostre esigenze, che ci fa prendere cura di noi.
Il testo scorre molto veloce sotto gli occhi del lettore, il linguaggio elegante e non privo anche di qualche riferimento alla cultura classica risulta essere leggero e veloce, sensuale senza mai cadere nella volgarità. All’interno della narrazione l’autrice non dà molto spazio alle descrizioni degli ambienti e di ciò che possiamo definire “esterno” alla coppia protagonista, dato che, come già precedentemente affermato, sono l’analisi dell’io, gli aspetti psicologici e interiori quelli su cui è catalizzato tutto il suo interesse. Un’ultima annotazione riguarda l’impiego dei dialoghi, l’autrice li utilizza spesso facendoci vivere e “ascoltare” direttamente dai protagonisti i loro sussulti e turbamenti, sono realizzati in modo molto efficace e resi molto “reali”, così scorrevoli da poter dare al lettore la possibilità di trovarsi seduto davanti a loro, come uno spettatore davanti al palcoscenico della vita.
Dario Miele