Ho finito di leggere “l’innocuo” libretto di poesie di Vera Ambra, “Il Gabbiano e la luna”.
Lo ritenevo veramente un descrittivo, sereno, magari poetico, volo del solito uccello di rapina che sorvola le nostre spiagge ed in quest’ultimo periodo, anche l’entroterra, ricco di rifiuti più facilmente reperibili. Mi son dovuto ricredere.
Siamo in presenza di un complesso metaforico di immagini poetiche, che nulla hanno a che fare con la vita grama, anche se libera, di questo simpatico volatile.
Non nascondo di avere avuto sempre un’immagine distorta dei gabbiani, dal momento che ho vissuto l’aggressione di questo uccello ad una povera colomba, che ha avuto la non brillante idea di posarsi su una ringhiera di un cancello. L’assalto di un’aquila e la voracità di un leone!
Ritornando alla lettura delle poesie, ho scoperto un altro tipo di aggressione metaforica alla psiche della colomba, testé ricordata, in cui dolore e piacere, crudeltà e passionalità si fondono in un unico crogiolo d’amorosi sensi, in cui trionfa l’amore.
La caparbietà del cacciatore, che librandosi liberamente nel cielo, eccelle maestoso, si fonde con il desiderio atavico di colei che è oggetto della caccia, la quale a nulla aspira, se non di essere presa, anche se cosciente del dolore che le verrà apportato.
Fammi bere acqua
all’ombra dei tuoi denti
…
Almeno una volta nella vita vorrei
provare la dolcezza del perdersi
in un sottile filo di fumo
che sale nel momento in cui
la goccia incontra la fiamma
Ed io sarò fiato di vela
Che smuoverà
Le mie vesti oscure
Potrei citare anche altri versi, ma toglierei il gusto al lettore di cogliere le immagini vivide e reali dell’amore tra il gabbiano e la sua vittima, così ricche di pathos e di desiderio da invitare a rileggere le ultime parole per comprendere meglio.
Siamo in presenza della rappresentazione mimica dell’amore in tutte le sue manifestazioni sentimentali e reali, dal volo di ricognizione, all’osservazione contemplativa dell’oggetto da conquistare, ai preliminari infuocati di desiderio e di passione, all’accoglimento reciproco del piacere tra volontà e paura, all’acquiescenza della soddisfazione raggiunta e da raggiungere ancora …
Dove sei il gioco è finito?
Onore imperituro al dito
posato su una pagina aperta di poesia
Non mancano i risvolti sentimentali e di smarrimento misti agli attimi di passione intensa della vittima, né il desiderio di essere comunque gradito dell’uccello che sa di violare una sacralità intima e di perpretare una rapina …
Il tutto è così poeticamente esposto, che si è lungi dal considerare l’opera un gioco sottile di situazioni scabrose.
Favorisce la scorrevolezza dei versi l’assenza di punteggiatura alla quale l’autrice ha rinunciato riuscendo in tal modo ad attrarre maggiormente l’attenzione del lettore.
I versi, armonicamente musicali, non seguono schemi preordinati e l’effetto poetico è maggiormente affidato alla scelta di termini adeguati alle immagini da mostrare al lettore.
Pippo Nasca