Il libro di Vera Ambra, Insabel, l’ho letto tutto d’un fiato. Fatto con determinazione e sincero in certi passaggi prosastici contiene alte note poetiche, raccoglie pensieri femministi ed evoluti, rispecchia tempi moderni in un ambiente legato alle vecchie tradizioni.
Tra le descrizioni della passione carnale si glorifica nello stesso tempo la razionalità della donna moderna distante dalle donne che da secoli sono state messe in disparte e costrette a prendere dei ruoli secondari nella vita, anche se il più importante, da sempre e per sempre, è rimasto quello delle vestali dell’amore.
Oggi sono portatrici d’idee, con atteggiamenti e mentalità moderne, addossando spesso le esperienze dolorose, quasi impossibili. I due protagonisti, Insabel (che ha le qualità di un’amica, un’amante, una musa) e Fausto, (con la paura di infrangere le leggi della società meridionale dove la donna sta in silenzio, genera figli, rimane sottomessa all’uomo).
Nel romanzo, invece, l’uomo rimane catturato dal sogno di conquiste terrene seguendo l’apparenza, le bugie, lasciando la donna nuda, indifesa, abbandonata. Entrambi sono condannati alla solitudine interiore, personale, perché non hanno la forza di realizzarsi insieme e di confondersi l’uno con l’altro, di fondare una coppia vitale. Insabel dentro quel rapporto è presa soprattutto dalla passione carnale, mentre Fausto rimane attratto dalla forza intellettuale e dal modo diverso e insolito della donna di vivere la propria vita. Per lui, lei si trasforma da una Femmina in una Dea, e come tale Insabel rimarrà per sempre nel suo cuore (la luce dantesca).
Entrambi, separandosi, sono condannati a rimanere eterni bambini egocentrici e, per percorrere la propria strada e per raggiungere i propri scopi nella vita, rinunciano fisicamente l’uno all’altro vivendo le loro infelicità e i loro successi separati l’uno dall’altro, camminando verso le mete opposte.
Rimangono, però, astrattamente uniti attraverso il miraggio dell’unica luce del loro passato (la memoria) che a entrambi, oggi, dona la forza di vivere il loro presente.
Il tema è attuale e bellissimo. Le scene erotiche, prolungate più del necessario, sono emozionanti e mai volgari (mi ricordano un sublime Tondelli) ma sono completamente incentrate sulla carnalità, sul dono di perdere la verginità, e non sull’amore. Il romanzo che descrive le due persone libere, pure e forti, addita alla trappola dell’abitudine, che è una delle peggiori nemiche nella vita. Nello stesso tempo, però, si rimane consapevoli che un certo disciplinato sacrificio sia indispensabile per farci maturare. C’è molta solitudine nei personaggi principali, ma tanta speranza verso i giovani.
Qualcosa di autobiografico della scrittrice ci sarà senz’altro. Quanti di noi lettori trascinano nella loro memoria un racconto simile, una storia quasi uguale, perseguitati da essa fino alla fine della vita?
Sebbene la carnalità pulsi dal libro, il suo vero messaggio, mi pare, sia: la vita va avanti ringraziando il calore dell’amore umano, ed esso sta socchiuso nell’anima, l’unica che ci fa immortali.
Bojana Bratić